Vivo così appesa ad un filo niente terra niente acqua nessuno che si curi di me solo un po di umidità e un po di vento, trasparente, nemmeno lo vedo. Raramente, svogliata, fiorisco allora qualcuno si gira strizza un occhio e presto mi dimentica, mi accontento di un raggio di sole. Vivo così.
In occasione della giornata della poesia vorrei ricordare una persona con cui ho condiviso alcuni momenti della mia vita. Letteralmente innamorata del paesaggio toscano ha cercato di riportare su tela dipingendo e su carta scrivendo, i sentimenti che provava. Non voglio giudicare se ci sia riuscita o meno ma voglio solo valorizzare, seppur in minima misura, il grande sforzo e la grande passione che aveva per l’arte.
Qui una sua poesia che tratta di un angolo della costa pisana e precisamente dove l’Arno sfocia in mare. E’ molto difficile spiegare il fascino che suscita un posto del genere, e solo chi come me spesso è andato a vedere i tramonti, il mare in piena e l’inverno a Boccadarno, può capire di cosa sto parlando.
Purtroppo il progresso è arrivato anche li e nel 2013, nel punto più a nord di Marina di Pisa, è stato inaugurato il porto di Boccadarno che porterà sicuramente un incremento nell’economia locale ma che inevitabilmente ha strappato quasi definitivamente l’immagine logora e antica, fatta di ruggine e corde, di vento e pescatori che non potremo mai dimenticare.
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La mia Boccadarno
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Boccadarno piena di fascino,
incredibili tramonti di bellezza infinita.
Sei tutta una poesia unica al mondo, con le
tue baracche, coi tuoi incombenti retoni.
Il cigolio dei burberini, i pescatori
vegliano, avvolgono le funi ansiosi di vedere
guizzar pesci argentati dal raggio del sole.
Stai in mezzo ai tuoi scogli sbattuti dai flutti
spumosi, accarezzati da alghe marine, baciata dalle
Le stelle cadenti passano così, d’improvviso una notte alzi gli occhi al cielo e la vedi. Un attimo, una linea nel cielo, non sapevi che l’avresti vista. Appena realizzi cosa è stato l’hai già persa e ne rimane solo un ricordo, ma è un evento tanto raro che per un bel po’ di tempo segnerà la tua memoria.
Così è stato.
Un passaggio di fretta ai canali radio, un piccolo programma di pochi minuti che riesce a condensare poesia e musica, esistenza e morte, passione e protesta. Poche parole, poca musica, dieci minuti sono bastati per segnare la mia memoria con un potente concentrato di sensazioni, ricordi, visioni. Una storia ormai indelebile e un eroe su tutti: Joe Strummer.
If you can play on the fiddle How’s about a British jig and reel? Speaking King’s English in quotation As railhead towns feel the steel mills rust water froze In the generation Clear as winter ice This is your paradise
There ain’t no need for ya Go straight to hell boys
Y’wanna join in a chorus Of the Amerasian blues? When it’s Christmas out in Ho Chi Minh City Kiddie say papa papa papa papa-san take me home See me got photo photo Photograph of you Mamma Mamma Mamma-san Of you and Mamma Mamma Mamma-san Lemme tell ya ‘bout your blood bamboo kid. It ain’t Coca-Cola it’s rice.
Straight to hell Oh Papa-san Please take me home Oh Papa-san Everybody they wanna go home So Mamma-san says
You wanna play mind-crazed banjo On the druggy-drag ragtime U.S.A.? In Parkland International Hah! Junkiedom U.S.A. Where procaine proves the purest rock man groove and rat poison The volatile Molotov says-
PSSST… HEY CHICO WE GOT A MESSAGE FOR YA… VAMOS VAMOS MUCHACHO FROM ALPHABET CITY ALL THE WAY A TO Z, DEAD, HEAD
Go straight to hell
Can you really cough it up loud and strong The immigrants They wanna sing all night long It could be anywhere Most likely could be any frontier Any hemisphere No man’s land and there ain’t no asylum here King Solomon he never lived round here
Go straight to hell boys
Info: La trasmissione è “Dirty Boogie” puntata del 21.12.2012 trasmessa da Radio 2 e scaricabile da qui, finché non esaurirà la sua luce.
Update.
La luce è purtroppo esaurita. Ho acceso un’ultima candela stanotte, sperando nella clemenza del vento.
Approfitto di questo primo giorno di primavera in cui si celebra la Giornata mondiale della Poesia per pubblicare una piccola perla contenuta in quel «I Fiori del Male» che nel 1857 scandalizzò l’europa, ancora poco avvezza ad un linguaggio e ad un immaginario moderno. Negli stessi anni in cui, in Francia, gli Impressionisti stracciavano la stantia pittura dei Salon e aprivano le porte definitivamente ad un’arte nuova, così Charles Baudelaire sanciva la nascità della poesia moderna con questa raccolta di liriche universalmente considerata come la più importante dell’Ottocento. La traduzione dal francese qui riportata è quella che preferisco
La Gigantessa
Quando Natura in suo estro possente Concepiva ogni giorno figli abnormi, La mia gioia sarebbe stata vivere Accanto a una giovane gigantessa, Come fa un gatto che voluttuoso Se ne sta ai piedi della sua regina. E mi sarebbe piaciuto vederne Concordemente fiorire con l’anima Il corpo, svilupparsi in libertà Nei suoi tremendi giuochi; dalle nebbie Umide che le nuotano negli occhi Indovinare se il suo cuore covi Un tetro fuoco; a mio agio percorrere Le sue magnifiche forme; strisciare Sul versante delle enormi ginocchia, E a volte, in piena estate, quando i soli Malsani la distendono sfinita In mezzo ai campi, indolente dormire All’ombra dei suoi seni, come un placido Casolare ai piedi di una montagna.
Charles Baudelaire «Les Fleur du Mal» XIX
Per oggi niente disegni o foto, a queste parole c’è poco da aggiungere.