Una canzone

Strada facendo un jazz in lontananza, difficile da capire senza parole.

L’inizio si è perso nella notte, la fine chissà quando,

e dove.

Ascolto.

Ascolti.

In silenzio per non perdere una sola nota.

Eppure credo, in certi momenti, di aver capito il segreto e di potertelo finalmente raccontare.

Ma se ci penso troppo, mi pare che manchi ancora qualcosa per farti capire bene e

aspetto.

Forse il problema è solo trovare le parole giuste.

Un giorno riuscirò a comporre i versi più belli e te li dirò con una canzone,

si,

una canzone.

Temporale

Stanotte c’è stato un temporale.

Una notte con gran scrosci d’acqua, tuoni e fulmini.

Di quelle notti quando sembra che i lampi e i tuoni ridano delle paure degli uomini e che l’acqua possa far naufragare tutto da un momento all’altro.

Una di quelle notti che anche i gatti farebbero meglio a tornare a casa per dormire tra le coperte.

Di quelle notti che sembrano uscite dai ricordi più profondi, perché è nei ricordi più vecchi che stanno le cose più grandi e belle.

Una di quelle notti da stare stretti stretti, quando l’amore ti rapisce per non farti accorgere di nulla.

Sur la route toujours

Ma davvero nessuno se li ricorda?

D’accordo Cristina D’Avena è un must per il popolo di Lucca Comics ma non avrei mai immaginato un tale esodo di massa. E’ stato così che dalle ultime file ci siamo ritrovati praticamente quasi appoggiati alla transenna di fronte al palco, prima o seconda fila al massimo. Sabato 3 novembre, area palco di Lucca Comics and Games, dopo il delirio finale per il concerto di Cristina sono saliti sul palco i Rockets. Si proprio loro, quelli di Galactica ed On the road again. Beh certo sono passati parecchi anni e non hanno più l’aspetto alieno di allora, ne certo mi aspettavo di trovarlo. Da quando ho saputo della data non ho avuto dubbi se partecipare o meno, senza nessuna pretesa, giuro, almeno dal lato estetico.

Ammetto di essere restato fuori dalla scena Rockets per qualche decennio girovagando per i più svariati lidi musicali, maturando una certa cultura in questo ambito, ma certi suoni non si scordano facilmente, sarà anche un po’ di effetto nostalgia che li fa riaffiorare ogni tanto. Probabilmente se li avessi dovuti rincorrere per un concerto in giro per l’Italia senz’altro non sarei andato ma serviti qui a Lucca, sotto il naso, come potevo rinunciare?

In verità ne io sono andato a cercarli in questi anni, ne loro hanno cercato me, non in senso stretto ma, voglio dire, se qualcuno ha avuto modo di imbattersi, anche per caso, in una loro nuova canzone passata per radio o in streaming alzi una mano. Me l’aspettavo, non vedo mani alzate. Per cui mi sono detto, se questo è un ritorno sulle scene dopo tanto tempo cosa vuoi che cantino? Non mi aspettavo altro che le canzoni del loro glorioso inizio carriera.

Non sto qui a raccontare canzone dopo canzone tutto lo show ma dirò solo che non è stato poi così male nonostante i brani top siano stati intercalati e annaffiati da sonorità un po’ più banali. Mi aspettavo molta più enfasi nella parte finale, come si usa spesso per band che hanno un passato storico di tutto rispetto, e loro, mi permetto di dire, nei primi quattro album di materiale da far luccicare ne hanno assai. Personalmente adoro le sonorità del primo album dove la lingua francese faceva da padrona conferendo ancor di più quel tocco alieno, fuori dagli schemi, che pochi avevano. Premetto che li ho conosciuti al tempo di Galaxy, dopodiché ho rispolverato man mano gli album precedenti per cui il mio nostalgico giudizio su di essi non si lega propriamente al periodo in cui sono usciti.

Dal palco ci hanno offerto una Future Woman non male e Le Chemin che ha mantenuto le sonorità di allora. Certo mi dispiace che non abbiano incluso Ballades sur Mars e Fils du Ciel che a mio giudizio contengono l’eccezionale carica che troviamo negli album di esordio di molti. Vedi per esempio Cheap Thrills di Janis Joplin, meno raffinato dei successivi, più gracchiante ma estremamente sentito e viscerale. Chissà come sarebbero state queste due canzoni con un nuovo arrangiamento. La stessa parlata in francese, che tanto mi piace nei loro brani, è mancata in On the Road Again, quel “…sur la route toujours…” nella parte centrale, che, seppur presente in origine in una sola frase, era ottimo per sottolineare di nuovo l’eccentricità del loro essere.

L’avvio con Anastasis (da Plasteroid) è stato favoloso ed anche Galactica, tra i pezzi centrali, ha dato un po’ di vita alla platea che man mano, col proseguire della serata, si era fatta più nutrita e sveglia. Tant’è che non abbiamo esitato ad acclamare a gran voce la richiesta di un bis ma, ahimè, delusione, è stato sprecato con un brano fuori dall’olimpo dei quattro mitici album. Questa non la perdono.

Non lo nego, durante il mio periodo Rockets ho acquistato anche il quinto loro album, quel π 3,14 che però mi aveva lasciato molto dubbioso, sopratutto pensando al suo predecessore Galaxy. Un salto notevole. Album che comunque ho ascoltato parecchio per quel mio strano difetto di voler scovare qualcosa nei solchi musicali più fuori dagli schemi cercando chissà quale ragione di essere. Potevo non acquistare anche il successivo Atomic? Al sesto album mi sono fermato in quanto, evidentemente, la ragione di essere musica facente parte della costellazione Rockets, era indubbiamente esaurita.

Ed ora? Mai fermi, si riparte in streaming ad ascoltare l’ultimo album appena uscito, e quelli persi per strada dove, chissà, magari qualche altra fantastica astronave ancora accesa esiste.

Nella conferenza in fiera a Lucca, il giorno dopo (non potevo certamente mancare!), è stato presentato in anteprima un fumetto con protagonisti proprio loro, a cui farà seguito una serie regolare di albi (quattro nel 2020) incentrati su temi ecologisti (ho scoperto che anche i testi delle canzoni di allora erano in parte già eco-sostenitori). Ho scoperto anche che i componenti attuali della band sono in maggior parte italianissimi tranne il bassista Rosaire Riccobono e l’unico membro della formazione originale Fabrice Quagliotti.

Nonostante abbia assistito ad un bel concerto ma non sia stato propriamente quello che avrei voluto ascoltare mi ha fatto piacere ritrovarli ancora sur la route!

La rana della verità

In verità questo articolo c’entra ben poco con gli animali, almeno quelli vivi, se non che l’ignaro soggetto degli scatti per i test effettuati è proprio una rana.

L’idea del test è nata dopo una discussione tra colleghi di lavoro, quelle davanti alla macchina del caffè, in cui roteavano dubbi riguardo la differenza di immagine ripresa con sensore APSC o Full Frame, a parità di focale equivalente, naturalmente. Come molti di voi sapranno la dimensione dei sensori APSC (quelli di buona parte delle macchine reflex entry level per capirci) hanno una dimensione minore rispetto ai sensori per reflex Full Frame, per cui una foto scattata con un 50mm risulta molto più ingrandita rispetto alla stessa foto fatta con un 50mm su FF. Se volessimo scattare una foto con le stesse dimensioni dei soggetti dovremmo ridurre la focale fino al valore equivalente. Il rapporto tra le due focali è generalmente di 1,6 (almeno per Canon).

“Si, ma…. le foto fatte con il vecchio 50mm della reflex a pellicola (FF) non erano le stesse di quelle fatte con APSC, anche usando proporzioni equivalenti, le APSC modificano comunque l’immagine”. L’effetto nostalgia spesso frega anche me, ma, convinto del contrario, ho voluto approfondire.

Catturata la rana (è stato alquanto facile) ho piazzato la scena e fatto queste prove.

L’attrezzatura

Per le foto con APSC: Reflex Canon 450D + obiettivo Canon EF-S 15-85mm f/3.5-5.6 IS USM

Per le foto con FF: Reflex Canon 6D + obiettivo Canon EF 24-105mm f/4 L IS USM

Il test

Premesso che non è stato facile indovinare la focale precisa con la ghiera dell’obiettivo, le foto sono fatte poggiando le macchina ad una parte del tavolo facendo sempre coincidere il muso della rana con la verticale della porta sullo sfondo. Naturalmente la regola basilare da rispettare è di non modificare la distanza tra soggetto e macchina altrimenti le proporzioni risulterebbero indubbiamente diverse. Nelle immagini troverete a sinistra le foto APSC e a destra le foto FF. La messa a fuoco è sempre sull’occhio della rana con il punto centrale. Guardando le immagini si possono fare le seguenti considerazioni:

1) il 50mm APSC corrisponde circa al 80mm FF (la foto è un 73mm infatti 50*1,6=80)

2) Il 50mm FF corrisponde circa al 31mm APSC (la foto è un 29mm; infatti 50/1,6=31,25)

3) Paragonando il 29mm APSC con il 32mm FF L’area ripresa è maggiore ma le proporzioni sono le stesse. Questo significa che l’immagine non si modifica ma solo l’area fotografata è diversa.

4) Ho fatto un’ulteriore prova in Gimp con le foto che avevano le dimensioni più simili per dimostrare che effettivamente la proporzione è la stessa. Le due immagini sovrapposte risultano di dimensioni diverse a causa del ridimensionamento che ho effettuato su una delle due. L’immagine con saturazione abbassata è fatta con FF. Le due immagini sono rispettivamente la 35mm con APSC e la 50mm con FF.

Conclusione:

Foto scattate a focale equivalente hanno la stessa area e dimensione del soggetto.

Foto scattate alla stessa focale hanno aree diverse e soggetti di dimensioni diverse.

Se la distanza tra macchina e soggetto non cambia le proporzioni della scena non cambiano.

 

PS: giuro che le prove che ho fatto sono vere e che anche la stella di Natale sullo sfondo è viva e vegeta. E’ il primo anno che una stella di Natale supera l’epifania!

Mr. Hugh Jackman portrait (speed drawing)

Se l’appetito vien mangiando, la voglia vien disegnando (sarà vero?). Dopo il ritratto ad Iron man questa volta ho realizzato Wolverine interpretato dall’ormai arcinoto Hugh Jackman, indubbiamente il miglior Wolverine cinematografico di sempre (forse dovrei dire l’unico).

Stessa configurazione della volta scorsa, solo che ho posizionato la camera in orizzontale. Sebbene ci sia un effetto prospettico dovuto all’inclinazione dell’album da disegno sotto al foglio, il risultato è più arioso e più godibile. Ho speso un po più tempo con la matita leggera perché non ero molto soddisfatto del risultato ma una volta passate le ombre con la 3B e 5B tutto è tornato a posto.

Ho scoperto che, a causa della colonna sonora scelta, gli amici svizzeri e tedeschi non possono vedere i contenuti per cui spero di riuscire, nel breve termine, a caricare un video alternativo, magari esteso rispetto a questi estremamente accelerati.

Il tempo di realizzazione del disegno è stato di circa 2 ore.

Per la colonna sonora ho scelto “Mas que nada” in una versione di Dizzy Gillespie estratta dalla raccolta “Music for latin jazz lovers”.

Buona visione.

 

Robert Downey Jr (Speed drawing)

Mi sono detto: “Perchè no?”. Oltre a foglio, matite e un PC con la foto modello, ho installato una minicamera sul tavolo da disegno e via. In totale sono servite un paio d’ore suddivise in qualche serata, che ho poi rimesso insieme in un video unico e infiocchettato con musica e titoli. Durante una sessione ho purtroppo posizionato la minicamera troppo vicino al disegno e si è persa la parte della realizzazione del colletto dell’armatura. Pazienza sarà per la prossima volta.

Questa è la versione speed drawing che sposa perfettamente i tempi “internettiani” attuali. Per gli amanti del disegno che hanno più pazienza probabilmente inserirò una versione estesa.

Per la colonna sonora ho scelto “Shoot to Thrill” degli AC/DC* inserita anche nel film di Iron Man. Naturalmente un ringraziamento speciale a Robert Downey Jr che è riuscito a stare immobile per l’intera esecuzione del ritratto 😉

Il prossimo? Che ne dite di Wolverine? Stay tuned!

*Update:

A causa delle limitazioni sul copyright imposte da YouTube ho dovuto sostituire la colonna sonora. Peccato, ci stava proprio bene.